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venerdì 4 giugno 2010

ADOLESCENTI: la co-costruzione dell'identità

Le riflessioni che seguono sono frutto di un seminario pensato per un gruppo di genitori di un liceo di bologna. Le insegnanti mi hanno contattato per fornire qualche spunto riflessivo sul tema del rendimento, della crescita e del ruolo che i genitori hanno in questo percorso.
L'adolescenza può essere definita come una fase della viata che inizia nella biologia e finisce nella cultura. (Palmonari, 2001). Sono piuttosto chiari gli eventi biologici che fungono da propulsore per tutti gli altri cambiamenti, non altrettanto può dirsi per gli eventi che determinano la fine dell'adolescenza e l'inizio dell'età aduta. I contorni sono sfumati e i gli aspetti cuturali spesso hanno un ruolo centrale nella costruzione dell'identità.

Identità è definita come la consapevolezza di essere un individuo unico, diverso da tutti gli altri, dotato di un proprio stile nel mondo. E' la consapevolezza di essere sempre la stessa persona, anche se ci si sente cambiati.
(Palmonari, 2001)


I cambiamenti ai quali la persona va incontro sono di varia natura:
- fisici (inizio della pubertà)
- relazionali (si passa dalle relazioni di amicizia alle relazioni di coppia)
- sociali (termina la scuola dell'obblibo e si presenta la scelta della scuola secondaria o del lavoro)
- cognitivi (il ragionamento diventa più articolato e si sviluppa il pensiero ipotetico deduttivo)
Tutti i cambiamenti di cui si è parlato introducono una nuova modalità di ragionamento, non più solo lineare causa-effetto, ma circolare. Tenendo conto di più variabili e di come queste possano influenzarsi reciprocamente, la persona inizia ad "esercitarsi" pensandosi proiettata nel futuro e si sperimenta con la fantasia in possibili scenari di vita. Questa nuova capacità non è soltanto un banale gioco mentale, ma diventa il presupposto che l'individuo ha per potersi autodeterminare nel progettarsi come persona, partendo dal riconoscimento delle risorse personali (qualità aspirazioni, interessi) ed ambientali (sostegno famigliare, risorse economiche, possibilità sociali). In palio c'è la ricostruzione e la ridefinizione del concetto di sè ("Chi sono e chi potrei diventare").

Concorrono alla ri-definizione del concetto di sè i cambiamenti fisici e sociali, la capacità di rappresentare se stessi in modo più dettagliato, la percezione degli altri.

I possibili sé vengono definiti secondo due variabili:

- Temporale
(oggi, fra un anno, fra dieci anni, quando sarò vecchio)
- Di realtà (sono, progetto di essere, spero di essere, sogno di diventare)
Nella prospettiva della realizzazione di sé, la distanza fra il sé presente e il sé futuro, fra il sé progettato e il sé sognato genera tensioni.


(ad esempio la distanza fra il sè reale-presente “vado male a scuola" e il sè ideale-futuro, "voglio diventare un avvocato di successo”).

La tensione generata dalla distanza che separa presente e futuro, sè reale e sè ideale è influenzata dalle risorse individuali, dalla considerazione di sè e dalle pressioni dell'ambiente.

Le spinte generate da tali tensioni si collocano in un continuum fra:
Spinta motivazionale ad impegnarsi nel presente per costruire il futuro (“bisogna che studi un po’ di più, almeno per arrivare fino al sei”) ansia che schiaccia nell'impossibilità di colmare il gap seil proprio impegno vienepercepito come ininfluente (“non ce la farò mai, nella mia famiglia si sono diplomati tutti con il massimo dei voti!”).
Impegno personale
percepito come ininfluente









Il processo di costruzione dell'Identità avviene tramite l’integrazione delle diverse rappresentazioni di sé.
Questo processo è favorito dalla crescente maturazione affettiva e dall'acquisizione di nuove competenze cognitive.

Ostacoli nell'acquisizione dell'identità:
1-Famiglia/ambiente iperprotettivo: limita l'esplorazione del ragazzo, non permettendo di fare esperienze nuove e si sostituisace a lui. Blocca l'identità a un livello primitivo (infantile). L'adolescente rimane incapace di assumersi delle responsabilità e di prevedere le conseguenze delle proprie azioni.
2-Famiglia/ambiente povero di stimoli: limita le alternative, le possibilità di scegliere e di sperimentarsi. L'individuo è costretto a definire la propria identità sulla base dell'unica modalità consentita/proposta dall'ambiente. Il ragazzo non ha la possibilità di sviluppare le proprie abilità e di sperimentare le risorse personali.
3-Famiglia/ambiente pretenzioso: il giovane viene sottoposto ad uno sforzo eccessivo per colmare il divario fra come si percepisce e come lo percepisce la famiglia. L'individuo si definisce per reazione, opponendosi ai canoni che gli vengono imposti dalla famiglia, oppure si deprime, strutturando il senso di impotenza difronte a tali aspettative.

Gli atteggiamenti dei genitori rispetto allo sviluppo/cambiamento del figlio si collocano secondo due variabili: ACCETTAZIONE (intesa come capacità di riconoscere il figlio per quello che è e rispettare le sue inclinazioni) e GUIDA (la capacità di fornire un modello, degli stimoli, degli ideali e una direzione per la crescita del figlio).

Quando sia l'accettazione sia la guida sono poco presenti ci troviamo di fronte a genitori disinteressati; qundo c'è un'alta accettazione, ma una scarsa guida abbiamo dei genitori indulgenti; al contrario quando è alta la guida, ma scarsa l'accettazione ci troviamo di fronte a genitori autoritari.

L'ideale sarebbe riuscire a mantenere elevato il livello sia di guida che di accettazione, cioèstimolare e guidare il figlio, fornendo limiti e regole, ma allo stesso tempo riconoscerlo come individuo autonomo, in grado di autodeterminarsi.


La costruzione dell'identità non è unifirme in tutte gli aspetti di una persona. Ci sono aree di interesse che sono più sviluppate ed evolute ( miglior efficacia, miglior autostima, più risorse) ed altre che rimangono ad un livello più primitivo di sviluppo.






Come favorire lo sviluppo dell'identità :

- Mantenendo aperto un dialogo

- Permettendo la manifestazione/esplorazione delle varie parti di sè e delle diverse attitudini

- Esprimendo esplicitamente il proprio pensiero, anche critico, ma sempre ascoltando e accogliendo l'interlocutore

- Avendo in mente che un figlio può avere aree di sviluppo e di realizzazione di sè differenti da quelle del genitore.