La psicoterapia biosistemica nasce dalle ricerche dello psicoterapeuta americano Jerome Liss, che si è interessato del rapporto mente-corpo da un punto di vista clinico. Il termine biosistemica deriva dall' attenzione posta ad aspetti biologici, integrati in un ottica sistemica.
Le influenze teoriche provengono dalle ricerche di Henri Laborit che si è occupato di neurofisiologia delle emozioni. Egli infatti dimostra che un'inibizione prolungata dell'azione crea una serie di squilibri psicofisiologici che hanno effetti sul sistema nervoso centrale, sul sistema nervoso autonomo, sul sistema endocrino e su quello immunitario. Da un lato infatti c'è un'attivazione dovuta alla risposta geneticamente determinata di attacco o fuga di fronte ad una situazione di pericolo (evento stressante) e questo comporta tutta una serie di modificazioni neurofisiologiche finalizzate a rendere efficace l'azione; dall'altro tale azione viene inibita (perché socialmente inadeguata, perché non efficace, ecc.). Tutte le sostanze secrete non hanno una effettiva utilità e permangono all'interno dell'organismo alterando l'equilibrio e l'efficienza dei vari sistemi coinvolti.
Al contempo Ernest Gellhorn ha dimostrato che la componente simpatica e parasimpatica del sistema nervoso autonomo devono lavorare in alternanza. Ad una situazione che prevede attivazione/eccitazione (SNA simpatico), deve seguire una scarica (SNA parasimpatico) e una condizione di riposo/rilassamento. Diversamente quando entrambi i sistemi vengono attivati simultaneamente (ad esempio in una situazione di stress prolungato) l'organismo si trova in uno stato di disequilibrio e di malessere. Vengono inviati messaggi opposti e contrastanti rendendo impossibile una effettiva attivazione e un riposo ristoratore. Le energie sono bloccate nell'attivazione dei due sistemi antagonisti.
Un altro contributo teorico importante viene dalle ricerche di David Boadella e dal modello embriologico da lui proposto. Nel momento in cui inizia lo sviluppo embrionale, le cellule si organizzano in tre differenti strati, diversi per funzioni e proprietà: ectoderma, mesoderma, endoderma. L'organizzazione dei tre strati verrà mantenuta e potenziata durante tutto lo sviluppo e costituirà tre diversi sistemi nell'individuo adulto. Dall'ectoderma si svilupperà il SNC, il SNA e la pelle; dal mesoderma i muscoli, le ossa e il sistema cardiocircolatorio; dall'endoderma, il foglietto embrionale più centrale, si svilupperà il sistema gastrointestinale, respiratorio e renale. Si distinguono così tre differenti funzioni: cognitiva, motoria ed emotiva. L'interazione di questi tre sistemi determina l'equilibrio della persona e maggiore è l'integrazione, maggiore è la sensazione di benessere.
Il contributo della teoria sistemica riguarda la concezione olistica della persona . Ogni individuo è un sistema in equilibrio dato dall'interazione di sottosistemi organizzati dal più semplice al più complesso (dalle molecole, alle funzioni mentali superiori).
In oltre ogni persona è inserita in più contesti interpersonali (famiglia, lavoro, amici, ecc.). Secondo questa teoria ogni sistema tende a difendersi e a mantenere il proprio equilibrio omeostatico ed ogni perturbazione esterna viene percepita come potenzialmente pericolosa.
Nel lavoro clinico diventa cruciale il recupero dell'integrazione fra i vari sistemi per trovare un equilibrio funzionale . Poiché la parola rappresenta soltanto un aspetto della persona, diventa chiara l'importanza del ruolo del corpo. I gesti automatici, delle cui origini non si ha più memoria, diventano un canale privilegiato per poter recuperare ciò che è andato perduto. Focalizzare l'attenzione sul movimento delle mani, su una smorfia del viso, piuttosto che sul respiro ha l'obiettivo di tornare dove il processo si è interrotto per ricreare una connessione. Seguendo questo principio tutti gli strumenti psicocorporei che abbiamo a disposizione diventano di volta in volta importanti per raggiungere lo scopo.
In oltre ogni persona è inserita in più contesti interpersonali (famiglia, lavoro, amici, ecc.). Secondo questa teoria ogni sistema tende a difendersi e a mantenere il proprio equilibrio omeostatico ed ogni perturbazione esterna viene percepita come potenzialmente pericolosa.
Nel lavoro clinico diventa cruciale il recupero dell'integrazione fra i vari sistemi per trovare un equilibrio funzionale . Poiché la parola rappresenta soltanto un aspetto della persona, diventa chiara l'importanza del ruolo del corpo. I gesti automatici, delle cui origini non si ha più memoria, diventano un canale privilegiato per poter recuperare ciò che è andato perduto. Focalizzare l'attenzione sul movimento delle mani, su una smorfia del viso, piuttosto che sul respiro ha l'obiettivo di tornare dove il processo si è interrotto per ricreare una connessione. Seguendo questo principio tutti gli strumenti psicocorporei che abbiamo a disposizione diventano di volta in volta importanti per raggiungere lo scopo.
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