All’esplorazione della cantoterapia La cura dell’anima (letteralmente dall’etimologia di psico-terapia) non dev’essere necessariamente associata a lunghi percorsi introspettivi di dolore e sofferenza. Anche il piacere cura. Anzi, cosa meglio di ciò che ci fa star bene è da considerarsi un balsamo miracoloso sulle ferite dell’anima?
Il canto, la possibilità di una persona di produrre musica, è uno dei potenti rimedi che abbiamo sotto mano.
Da sempre cantare, da soli o in gruppo, è stato importante per entrare in contatto con le proprie emozioni. un mezzo per contattare il soprannaturale ad esempio invocando le forze della natura, un modo per esprimere gioia, o dolore, per ritrovare un’armonia perduta, per caricarsi energeticamente, o per rilassarsi. La laringe (per posizione anatomica e per funzione) rappresenta la porta d’accesso fra il dentro e il fuori, determinando quanto (di aria ed emozioni) può entrare ed uscire. Se c’è un inceppo emozionale la laringe può diventare testimone di blocchi e rigidità. Il canto permette di migliorare il flusso, liberando le emozioni intrappolate. Attraverso l’espressione vocale si ricerca la sintonizzazione con se stessi e con gli altri restituendo potere all’espressione individuale al riparo da sovrastrutture di pensiero.
Cantare è già un buon lavoro di per sé, ma c’è qualcosa di altro ancora che si può fare: migliorare la consapevolezza della relazione che lega emozioni e gesto vocale. Ad esempio si può individuare il rapporto fra il timbro e lo stato d’animo e scoprire che si influenzano reciprocamente. Il nostro umore influenza il nostro modo di cantare, ma anche un cambiamento nel modo di cantare influenza il nostro umore. Quindi se vediamo tutto storto, cambiamo canzone, o almeno, cambiamo modo di cantarla. Provare per credere!
E. Biavati – E. Ghetti Meeting della Biosistemica a Riccione 21-22 maggio 2011
– workshop esperienziale: GIOCHI DI VOCE-Limiti e risorse del gesto vocale
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